Teatro

Evelino Pidò: Ritorno nel Teatro della mia città

Evelino Pidò: Ritorno nel Teatro della mia città

A dicembre a Ginevra per Tosca, a gennaio già al Regio per dieci recite tutte esaurite di Manon. Per le Olimpiadi Evelino Pidò bissa la sua presenza sul podio del Teatro con i due capolavori che Puccini dedicò a Torino, La bohème e Manon Lescaut. Maestro Pidò, come ha conosciuto la musica di Puccini?
«Per Puccini provo un trasporto particolare maturato fin da ragazzo, quando leggevo le sue partiture con il mio insegnante, Giovanni Graglia, allievo prediletto di Franco Alfano (autore del completamento di Turandot). Fin da allora ho apprezzato l´uso di quelle armonie così evocative di cui è piena la musica di Puccini. Quell´esperienza costituisce un bagaglio che non ho mai dimenticato». Anche uno dei suoi primi successi internazionali è stato all´insegna di Puccini, con la Madama Butterfly che inaugurò il Festival dei Tre Mondi di Melbourne…
«È vero! Fu grazie a Menotti, che mi scoperse proprio in Australia. Nel 1985 ero stato a Sidney per Il trovatore. Durante una recita, a mia insaputa, era venuto ad assistere all´opera, e si era messo davanti al monitor posizionato dietro le quinte, quello che riprende costantemente il direttore. Quando è venuto da me mi ha detto: "Ma da dove vieni? Sei bravissimo!" Ricordo ancora oggi, e lo ricorderò sempre, che mi fece uno dei più grandi elogi ricevuti nella mia carriera: "Il tuo gesto, il modo in cui fai musica e respiri con i cantanti – disse – mi ricorda molto Thomas Schippers", che era stata una sua "creatura" fin dalle prime edizioni del Festival di Spoleto con le regie di Luchino Visconti». Il primo grande successo di Puccini fu invece Manon Lescaut…
«Già, mi piace ricordare quanto Puccini amasse quest´opera, tanto che alla fine della carriera disse che era l´unica che non gli aveva mai dato amarezze. Oggi si ritiene che sia La bohème il suo capolavoro, anche in virtù della figura di Mimì, così teneramente amata. Ciononostante io ho sempre avuto una certa attrazione verso Manon, che forse è più vera». Anche i rapporti fra gli altri personaggi e le loro identità sono diversi.
«Nella Bohème Puccini dipinge molto bene il gruppo dei "compagnoni", a partire dal primo atto nella soffitta parigina: un côté bohémien riuscito molto bene. Ed è affascinante la specularità dei due mondi in campo: quello intellettuale degli artisti e quello sentimentale dell´amore meraviglioso e felice, poi struggente e tragico per le sorti che toccano alla protagonista. Mi piace molto della Bohème anche la figura di Marcello, quasi più di quella di Rodolfo. Senza contare che sul versante femminile c´è il contraltare di Musetta, la ragazza bella, giovane, ambiziosa e civettuola; a me piace tratteggiare la sua folle esistenza come una canzone: "ciascuno dei suoi amori è una strofa, ma Marcello è il suo ritornello"! La protagonista di Manon Lescaut è una creatura più complessa, mista di passionalità e di frivolezza, di sensualità e di sogno. Des Grieux, dal canto suo, è il personaggio ingenuo e sincero, innamorato e illuso, ma riveste un´importanza fondamentale, da vero protagonista, accanto a Manon e quasi più di lei». Dai personaggi del libretto ai cantanti in scena…
«C´è un insieme di interpreti straordinario. Oltre alla coppia Roberto Alagna/Svetla Vassileva, abbiamo altri ottimi cantanti: Carmela Remigio e Micaela Carosi sono due splendidi soprani conosciuti in tutto il mondo; Massimiliano Pisapia, un giovane che ho l´orgoglio di aver messo in luce, ha talento da vendere. Lucio Gallo, lo sappiamo bene, è un baritono strepitoso, eccellente sul piano vocale come su quello teatrale, e altrettanto si può dire di Donata D´Annunzio Lombardi». Che effetto le fa dirigere due delle opere più rappresentate al mondo davanti al pubblico internazionale delle Olimpiadi? «Innanzitutto sono al contempo affascinato e orgoglioso di tornare a lavorare nel Teatro della mia città, soprattutto per dirigere le due opere che Puccini scrisse proprio per Torino – una delle quali, non dimentichiamolo, diretta dal grande Toscanini. E poi sono molto lusingato di far parte del grande programma delle Olimpiadi della Cultura, di poter offrire con i migliori presupposti al pubblico italiano e internazionale questi due capolavori».